Buon anno a tutti! Vorrei incominciare quest'anno nuovo, pubblicando il primo capitolo di una delle mie storie. Questa storia l'ho appena finita e già ne sto incominciando un'altra...
Si intitola: Gli autori delle storie
Prologo: L’inizio di tutto
L’uomo stava camminando lentamente nel bosco con il suo prezioso bastone, ascoltando tranquillamente gli uccellini cantare e il sole caldo sulla sua pelle.
Non era mai andato in quel bosco, così pieno di verde, ma dopotutto nessuno si spingeva in quella direzione, per chi ci viveva.
Nessuno c’era mai andato, malgrado fosse così meravigliosa.
L’anziano signore si fermò per annusare un fiore che era appena sbocciato.
Sentì dietro di lui, qualcuno che calpestò un ramoscello secco, facendolo crepare.
L’uomo si voltò e vide che era una persona incappucciata.
<<Togliti quel cappuccio, tanto so chi sei>>, disse l’anziano signore, tra la sua barba lunga e bianca.
La persona se lo tolse e spuntò dal cappuccio una bellissima ragazza giovane, sorridendogli. <<Lo so, ma mi piace tenere il cappuccio in testa>>
Aveva dei capelli rossicci e ricci, lunghi fino alle spalle, occhi verdi come il prato, alta, magra e la pelle chiara.
L’anziano le sorrise. <<Ne sono più che sicuro, Freya>>
Freya gli andò incontro abbracciandolo forte. <<E’ bello rivederti, Eracle>>
<<Anche per me, bambina>>, sussurrò l’uomo, ricambiando l’abbracciò.
Dopo essersi staccati dall’abbraccio, Freya gli chiese <<Allora, come mai sei uscito dalla tua fortezza?>>
E aggiunse <<Non sei mai uscito da lì>>
L’anziano le sorrise e rispose <<Beh, volevo vederti e di certo tu non poteva fare molti chilometri per venire da me>>
<<Sì, hai ragione>>, rispose lei. <<Dopotutto non ho molto tempo, quando vengo nel vostro mondo>>
L’uomo annuì. <<Stai continuando a scrivere le storie?>>
<<Certamente>>, rispose Freya. <<Ho giurato davanti a te che l’avrei fatto per sempre, mettendoci tutta me stessa>>
<<Lo so e mi fido di te>>, disse Eracle, prendendole le mani. <<E’ per questo che ho affidato a te una missione così difficile e che ti ho messo in mano il destino di ogni personaggio o storia che hai fatto o che farai>>
Lei sorrise. <<Grazie>>
Si sedettero su un tronco caduto per la tempesta che c’era stata ieri notte, ma erano molto frequenti le tempeste da quelle parti.
<<Allora, come va la scrittura?>>
<<Va molto bene>>, rispose la ragazza, sorridendogli. <<Ma non è facile scrivere cose che poi sai che si avvereranno>>
<<Sono d’accordo>>, disse il vecchio. <<E’ per questo che ci sono molte regole da rispettare. Ogni scrittore vorrebbe avere questo dono>>
Freya annuì. <<E’ grazie a te che l’ho ricevuto>>
L’anziano le sorrise. <<Non devi ringraziarmi, sei stata scelta per questo importantissimo compito>>
<<E ne sono molto onorata, Eracle>>
L’uomo le prese la mano e la guardò intensamente. <<Posso chiederti una cosa?>>
<<Sì, qualunque cosa, Eracle>>, rispose Freya, stringendogli la mano.
<<Dato che tu non puoi sempre venire qua…da noi, volevo chiederti se potevi scrivere qualcosa per me>>, le chiese l’anziano signore.
Freya annuì e prese il suo quaderno e la sua penna che usava tutte le volte che scriveva qualcosa.
<<Scrivi qualunque cosa tu voglia>>, aggiunse Eracle.
Freya iniziò a scrivere sulla carta e scrisse:
“Con la penna mia io ti scrivo, il mio legame con Eracle, io divido. Che possa sigillare queste parole e che io possa per sempre scrivere ciò che desidero”
Freya finì di scrivere e fece un sorrisetto malizioso.
<<Cosa hai scritto?>>, chiese Eracle, curioso di saperlo.
<<Lo scoprirai presto, Eracle>>, rispose la ragazza, guardandolo.
Qualche giorno dopo, Eracle era nel suo castello a osservare ogni storia che c’era nel suo regno magico, ma mentre lo faceva, vide che qualcosa non andava in queste storie.
Era da secoli che lo stregone stava in quel castello a controllare che ogni singola storia fosse al suo posto e cercare un autore che potesse prendersi cura dei suoi personaggi.
Ma adesso c’era qualcosa che non andava.
Per essere l’autore ci volevano molte cose ed era molto potente e importante questo compito, ma ovviamente c’erano nelle regole da rispettare e dei limiti da non oltrepassare.
Adesso Freya, la nuova autrice delle storie, stava infrangendo una regola e oltrepassando i limiti stabiliti.
Come aveva fatto a fare una cosa del genere? E perché?
Eracle, decise di andare nel mondo di Freya anche se era proibito andarci, dato che poteva farlo solo per cercare un nuovo autore. Ma questa era una cosa molto importante, quindi poteva fare una eccezione.
Così con il suo bastone magico di legno, cercò il posto dov’era Freya in quel momento.
La regola che Freya aveva infranto era diventata un personaggio di una storia e questa era la prima regola.
La individuò in un castello non molto lontano da lì.
Così aprì un portale con il suo bastone magico e lo attraversò per andare dritto da lei.
Dopo averlo attraversato, era nel castello e il portale si chiuse immediatamente.
Eracle si guardò intorno.
C’erano un sacco di corridoi con i muri fatti di pietra.
Mentre lui si guardava intorno delle guardie vestite di nero con l’elmo, lo circondarono.
Un uomo si avvicinò a lui. Non portava l’elmo al contrario degli altri, quindi Eracle pensò subito che fosse il capo delle guardie.
L’uomo quando gli fu vicino, gli sorrise e disse <<Salve, andiamo da qualche parte?>>
<<Veramente sono già nel posto in cui vorrei, signore>>, rispose Eracle.
Il signore, infastidito dalla risposta, fece segno alle guardie di prenderlo.
Attraversarono un corridoio e arrivarono a una grande porta di legno.
L’uomo l’aprì ed erano nella sala del trono, dove c’era Freya seduta su di esso.
Le guardie portarono il vecchietto al cospetto della loro regina.
Eracle vide che Freya portava un semplice vestito lungo di colore blu con le maniche lunghe, una collana con un sacco di diamanti diversi e la corona in testa d’oro.
Il capo delle guardie disse <<Vostra Maestà, abbiamo trovato questo vecchietto nel vostro castello>>
E aggiunse <<Non sappiamo come è riuscito a entrare, dato che le guardie dell’ingresso erano ancora al loro posto…>>
<<Va bene>>, lo zittì lei. <<Lasciateci soli>>
Il capo delle guardie si inchinò e se ne andò con le guardie dietro di lui.
Freya si alzò dal trono e si avvicinò a Eracle. <<Che piacere rivederti così presto>>
<<Che stai facendo, Freya?>>, le chiese l’anziano, guardandola. <<Hai infranto una regola>>
E aggiunse <<L’autore non può in alcun modo entrare in una delle storie che scrive…>>
<<Davvero?>>, lo interruppe Freya, bruscamente. <<Lo sai come ci si sente a vivere nel mondo reale, Eracle?>>
Il vecchio non rispose.
<<Certo che no>>, aggiunse lei, guardandolo. <<Perché tu non ci sei mai stato…per lo meno non quanto ci sono stata io>> Si fermò un attimo. <<Lo sai quanto è difficile vivere nel mondo reale? Quanto è dura ogni giorno della tua vita?>>
Eracle deglutì. <<Questo non giustifica quello che hai fatto, Freya>>
<<Certo che lo giustifica!>>, sbottò lei, infuriata. <<Per tutta la mia vita sono stata in quel mondo troppo duro da affrontare…e quando sei arrivato tu, mi hai detto che ero la nuova autrice delle storie e hai detto che avevo questo dono dalla nascita e che si sarebbe attivato solo quando l’altro autore moriva o rinunciava di esserlo...>> Sospirò. <<Ma adesso ho l’opportunità di vivere in un mondo dove tutto è possibile e posso ottenere ogni cosa solo scrivendola e tu non puoi fermarmi, Eracle>>
Il vecchio la guardò e sospirò. <<Mi dispiace per tutto, Freya…ma non posso permetterti una cosa del genere>>
<<Ma davvero? E come pensi di farlo?>>, chiese lei, sorridendogli. <<Dopotutto ho io questo potere, non tu>>
<<No, direi di no>>, concordò Eracle, stringendo il suo bastone di legno. <<Ma di certo ho qualcos’altro che potrà impedirti di usare ancora questo potere a tuo piacimento>>
Detto questo, Eracle batté tre volte sul pavimento il bastone magico e una luce blu invase la stanza ed era talmente luminosa, tanto che Freya dovette scoprirsi gli occhi con la manica del suo vestito.
<<Ti metterò in una prigione per aver tradito il giuramento e le regole>>, aggiunse il vecchietto, alzando il braccio con il bastone magico.
Poco dopo, Freya sparì.
La corona che aveva in testa cadde sul pavimento della sala del trono.
La luce blu sparì anch’essa e Eracle si toccò la sua lunga barba.
Le aveva tolto i poteri e l’aveva mandata in una prigione nella quale solo lei ci sarebbe stata.
Adesso aveva solo un piccolo problema, doveva trovare un nuovo autore per i personaggi.
1 Capitolo: La libraia
Era molto ansiosa e agitata. Era la prima volta che faceva una cosa del genere e di certo non si era mai aspettata di farlo un giorno.
Belle sospirò, guardandosi allo specchio.
Si stava facendo un sacco di domande della sua testa, come succedeva ogni volta quando iniziava un’esperienza nuova da vivere.
Si chiese, se il suo libro sarebbe piaciuto ai lettori, se avrà successo o se magari non piacesse a nessuno.
Di certo nessuno le avrebbe risposto in quel momento, perché nella vita bisogna rischiare e ovviamente si ha paura delle esperienze nuove, ma non sapeva se il suo libro fosse piaciuto, ma doveva prima di tutto piacere a lei e poi non è che può piacere a tutti, come è giusto che sia, ognuno a i suoi gusti e le sue opinioni.
Quindi perché tanto agitazione per questo? Forse perché doveva parlare davanti a delle persone?
Beh, di certo tutti sono abbastanza ansiosi di parlare a un pubblico, ma Belle sapeva fortunatamente di cosa doveva parlare. Poi non bisogna mai avere aspettative dalla vita, né buone, né cattive.
Belle si stava ancora guardando allo specchio, indecisa su cosa mettersi, quando entrò nella stanza suo figlio, Neal.
<<Mamma, possiamo giocare ai videogame?>>, le chiese il bambino, con sguardo speranzoso.
Belle gli sorrise. <<Va bene, ma non giocateci troppo e a letto presto, mi raccomando>>
<<Certo, mamma>>, sussurrò Neal.
Belle gli diede un bacio sulla testolina e disse <<Divertiti e obbedisci a Adelaide>>
<<Sì mamma, tranquilla>>
Dopo aver deciso cosa mettere, Belle andò in salotto dove c’era suo figlio Neal, la sua amica Adelaide e sua figlia Cassie.
Si mise il cappotto. <<Ehi, mi raccomando fate i bravi, io torno più presto che posso>>
La sua amica Adelaide le prese le mani. <<Tranquilla, pensa a te>> Abbracciò. <<Questa è la tua serata>>
Belle ricambiò l’abbracciò. <<Grazie>>
Ovviamente la sua amica Adelaide voleva venire, ma poi non c’era nessuno che badasse ai bambini e non si potevano permettere di certo una babysitter.
…………..
Uscì e andò alla libreria dove doveva presentare il suo libro.
Era agitata, ma anche molto eccitata.
Quando arrivò, parcheggiò la macchina e andò davanti all’entrata della libreria e fece un lungo respiro profondo, poi quando fu pronta entrò coraggiosamente.
Appena entrò, un signore di circa sessant’anni l’accorse calorosamente nella sua bellissima libreria.
<<Salve, lei è la signorina Robinson?>>, le chiese il signore, porgendole la mano.
<<Sì, sono io>>, rispose Belle, stringendogli la mano.
<<Io sono il signor Smith>>, si presentò l’uomo. <<Piacere di conoscerla>>
<<Anche per me>>, disse lei, sorridendogli.
<<Belle! Finalmente!>>, esclamò una signora, spuntando da dietro uno scaffale.
Violetta, l’editrice di Belle, sembrava molto più agitata dell’autrice.
Era una donna di circa quant’anni. Era molto gentile, ma troppo agitata.
Aveva i capelli neri, lisci e corti, occhi verdi, alta, magra e la pelle chiara.
Era sposata da dodici anni con lo stesso uomo, nonché padre dei suoi due figli.
Il più grande, Simon, aveva sette anni e la più piccola, Lisa, aveva cinque anni.
Raccontava a Belle ogni avventura per cercare di uscire di casa ogni mattina per portarli a scuola.
Erano divertenti le sue avventure.
Come quella volta che prima di uscire di casa, Violetta era già al telefono per lavoro e contemporaneamente stava preparando la merenda per i suoi figli e i due bambini a tavola stavano litigando per l’ultima fetta di pane con sopra la marmellata alle ciliegie –la preferita di Belle- e mentre litigavano per prenderla, la fretta finì addosso ai capelli di Violetta.
Ci aveva messo più di venti minuti per togliersi la marmellata appiccicosa dai suoi capelli.
<<Sei arrivata, grazie al cielo!>>, aggiunse Violetta, avvicinandosi a Belle e prendendole mano. <<Sono molto felice di questa serata>>
<<Grazie, anch’io>>
<<Vedrà che verranno>>, disse il signor Smith, sorridendole.
<<Lo spero>>, disse speranzosa, Belle. <<Dopotutto non sono famosa>>
<<Infatti! Le presentazioni servo a questo, Belle!>>, intervenne Violetta, guardandola.
<<Sì è vero>>, concordò l’uomo. <<Abbiate un po’ di fiducia e speranza, signorina Robinson>>
Belle fece un piccolo sorriso e annuì.
Prima della presentazione, Belle si asciugò le mani sudate sul bel vestito blu che si era messa.
Sperava di fare una bella figura…ma comunque non tutto può andare alla perfezione, no? Anzi quasi nulla va alla perfezione, perché la perfezione non esiste.
Belle nel corso della sua vita si era fatta molto figuraccia.
Ecco era arrivato il momento della presentazione del suo libro.
Fece di nuovo un bel respiro profondo, proprio mentre cinque persone entrava nella stanza per la presentazione.
Mezz’ora dopo c’erano ancora solo cinque persone, così si sedettero.
Belle si schiarì la voce e disse <<Signori e signore, grazie di essere venuti. Prima di incominciare a parlarvi del libro, abbiamo pensato che fosse carino, proporvi un film che trattasse dei argomenti che ci sono nel mio libro>>
Così Belle azionò il film che si intitolava “L’arte del kung fu”.
Il suo libro parlava di un ragazzino di nome Cheng che era nato in un villaggio e che sua madre era morta di parto e suo padre era un guerriero morto in battaglia e i suoi antenati praticavano il kung fu. Dopo la morte del padre, Cheng viene affidato alla nonna che lo manda da un maestro del antico tempio sopra la montagna, vicino al suo villaggio. Là il maestro Shizzu l’insegnerà il kung fu. Mentre si sta allenando con il maestro, qualcuno rubò un diamante del villaggio che da secoli li proteggeva, così Cheng decide di andare alla ricerca del ladro e di riportare a casa il diamante.
Dopo aver spiegato il suo libro, Belle lesse un paio di pezzi del libro.
Poi le poche persone che c’era iniziarono a farle qualche domanda.
Una donna di circa quarant’anni, le chiese <<Come le è venuta l’idea?>>
Lei rispose, guardandola <<Proprio vedendo un film di quel genere>>
<<Ma quello che abbiamo appena visto?>>, le chiese ancora, un uomo.
<<Esatto>>, rispose la ragazza.
Finita la presentazione, Belle fece un sospirò di sollievo.
Era finalmente terminata. Era stata così tesa per tutto il tempo, che adesso si sentiva tanto rigida e le faceva male il collo.
Il signor Smith le sorrise. <<Siete tanto molto brava>>
<<Sì è vero>>, concordò più rilassata la signora Violetta.
<<Beh, ho cercato di fare del mio meglio>>, disse Belle.
<<E questo è un'ottima risultato, Signorina Robinson>>, le sussurrò l'uomo, sorridendole.
Belle lo sperava davvero, dopotutto si era impegnata molto e c'è l'aveva messa tutta.
………………
Appena tornata a casa, la sua amica Adelaide era rimasta in piedi ad aspettarla per sapere com’era andata.
Erano quasi le undici di sera.
<<Raccontami tutto>>, le disse eccitata, Adelaide, appena Belle entrò in casa.
Belle andò in cucina e si prese una bottiglia d’acqua dal frigo. <<Non c’è niente di speciale da raccontare>>, le raccontò Belle, sedendosi. <<Ho presentato il libro a cinque gatti e ho cercato di fare del mio meglio>>
<<Beh, questo è già un bel risultato, tesoro>>, le disse Adelaide, sedendosi sulla sedia accanto a lei. <<E poi non è vero che non è stato speciale. È stato molto speciale, dato che era un nuova esperienza!>>
<<Sì è vero>>, confermò Belle, sospirando. <<Era molto tesa>>
E aggiunse, guardando Adelaide <<Ma niente di tutto questo sarebbe successo se tu non avessi pubblicato il libro per me>>
<<Non devi ringraziarmi>>, disse, sorridendo Adelaide. <<Cosa servo le amiche se no?>>
Belle la guardò di traverso. <<Lo sai che non volevo che lo facessi>>
L’amica le prese la mano. <<Tesoro, tu sei una scrittrice da sempre e racconti bellissime storie, i lettori si meritano di sapere le storie che scrive uno scrittore, perché gli raccontano una storia che non conoscono ancora>>
La ragazza sospirò. <<Odio quando hai ragione>>
Adelaide le sorrise. <<Grazie, lo so>>
E aggiunse <<Comunque tu meriti una possibilità, come tutti gli esseri umani che vivono sulla Terra>>
Belle annuì. <<Ma è difficile…e poi c’erano solo cinque persone in croce>>
<<E allora?>>, ribattè l’amica guardandola. <<Ci vuole tempo. Poi dato che è difficile, secondo te perché ci sono le persone che amiamo? Per sostenerci e aiutarci nei molti più difficile>>
<<Lo so>>, concordò Belle, guardandola. <<Spero di aver fatto bene>>
<<Certo che hai fatto bene>>, ribattè di nuovo la ragazza. <<Nella vita bisogna rischiare, anche se si a il timore o rischio di fallire, perché se no non saprai mai come poteva andare>> Le sorrise. <<Poi anche se fosse, hai fatto una nuova esperienza e ti ha fatto crescere e imparare, quindi non sarebbe uno speco comunque>>
L’amica annuì. <<Meglio che andiamo a letto, se no domani fare tardi al lavoro>>
<<Sì, questa volta, hai ragione tu>>
……………
Il giorno dopo, come sempre, Belle e Adelaide prepararono la colazione per i bambini.
Belle era in cucina a preparare il tè, mentre Adelaide mise sul tavolo i muffin che avevano fatto insieme il giorno prima.
I bambini arrivarono già pronti per andare a scuola.
<<Tesori, mangiate che siamo già in ritardo>>, gli informò Adelaide, mettendogli un piattino davanti con il muffin e la tazza di tè.
Belle mentre beveva un mezza tazzina di caffè al tavolo con la sua amica e i due bambini, leggeva il giornale disse <<Ah guarda chi c’è sul giornale…>>
<<Cosa?>>, le chiese Adelaide, dando subito un’occhiata al giornale. <<No!>>
<<Sì!>>, ribattè Belle, bevendo un sorso di caffè. <<Ah quanto pare al Signor Frena gli hanno rubato la sua preziosa macchina e rubato delle cose della sua gigantesca villa!>>
<<Già>>, sussurrò Adelaide. <<E’ terribile>>
<<Sì>>, concordò Belle, posando il giornale e guardandola. <<Lo immagino già sul marciapiede inginocchio a piangere come una fontana, perché gli hanno preso la cosa più preziosa che ha>>
L’amica sospirò, bevendo un sorso di caffè. <<Sì, me lo immagino anch’io>>
<<Mamma, chi è il Signor Frena?>>, le chiese Neal, guardandola.
<<Nessuno tesoro, solo uno che fa lo buffone con tutti solo perché è ricco e bello>>, rispose Belle.
<<Ah, allora lo trovi bello!>>, esclamò Adelaide, sorridendole.
<<Cosa? No! Certo che no!>>, ribattè subito lei, arrossendo.
Adelaide alzò le sopracciglia, guardandola e sorridendole.
Belle sospirò e alzò gli occhi al cielo. <<E va bene…è carino, ma ha un pessimo carattere e pensa solo alla sua automobile>>
E aggiunse <<Una volta ho sentito dire che usciva con una famosissima modella e la lasciata perché gli aveva sporcato la macchina di trucco>>
<<Cosa? Di trucco?>>
<<Sì, trucco in polvere>>, rispose Belle, guardandola.
L’altra annuì.
<<Mamma, siamo super in ritardo!>>, esclamò di colpo, Cassie.
Adelaide e Belle guardarono l’ora e in effetti era già tardissimo.
<<Presto bambini, preparatevi immediatamente!>>, ordinò Belle, alzandosi dalla tavola. <<Fuori di casa tra un minuto!>>
Già, ecco cosa succede quanto di metti a parlare di pettegolezzi…
………………..
Dopo aver portato i bambini a scuola e Adelaide al suo lavoro, Belle era andata immediatamente in libreria per aprire.
Doveva assolutamente aprire in orario, altrimenti il suo capo, il Signor Nathan Collins, si infuriava, dato che era una persona molto precisa sugli orari.
Aprì la libreria e iniziò a sistemare i libri che era arrivati il giorno prima.
Mentre sistemava i libri, entrò qualcuno nella libreria.
Era una signora di circa quarant’anni, alta, snella e nei profondi occhi azzurri.
Le fece un sorriso a trentadue denti. <<Salve, posso chiedere un’informazione?>>
<<Ma certo>>, rispose Belle, educatamente. <<Sono a sua completa disposizione>>
<<Mio figlio compie quindici anni e gli piacciono molto gli alieni e i distopici…credo che si chiamino così…>>, rispose la signora.
<<Sì esatto signora, si chiamano così>>, la rassicurò Belle, posando i libri sul bancone. <<Sa già per caso un titolo?>>
<<No, mi dispiace>>, rispose la donna, guardandola. <<Purtroppo non mi ha detto nessun titolo e non potevo chiederglielo, dato che è il suo compleanno…>>
<<Non si preoccupi, ne troveremo uno noi, allora>>
<<La ringrazio>>, le sussurrò la donna, sorridendole.
Così andarono nello scaffale dei distopici.
<<Allora…vediamo un po’>>, disse Belle, guardando nello scaffale, passando i libri uno a uno.
<<Ah eccoti qua!>>
Prese un libro e lo consegnò alla signora. <<Hunger Games di Suzanne Collins, è molto famoso come distopico>>
<<Hanno fatto anche il film, giusto?>>, le chiese la signora, guardando il libro.
Belle annuì.
<<Ho visto il trailer il tv un po’ di tempo fa>>, aggiunse la donna.
<<Sì, adesso hanno finito di fare l’ultimo>>, la informò lei.
<<Ah, già?>>, le disse la cliente. <<Beh, sono molto indietro con le notizie>>
Belle le sorrise e si girò per cercare altri libri. <<Ah…anche questo è molto bello>>
Lo tirò fuori dalla libreria e lo consegnò alla signora. <<Divergent di Veronica Roth, anche questo molto famoso. E anche di questo hanno fatto il film>>
<<Ah ok, bene>>, disse la signora, guardando i due libri in mano. <<E sono tutte e due trilogie?>>
<<Esatto>>, rispose la libreria, sorridendole. <<Altrimenti, potremmo vedere se c’è qualcosa di bello fra gli alieni>>
<<Ecco, facciamo così>>, concordò la signora.
Così andarono nel genere sugli alieni.
Belle contrò di nuovo gli scaffali e prese due libri. <<Questi sono molto belli, gli ho letti tutte e due>> Li consegnò nelle mani della cliente. <<Sono La Quinta Onda di Rick Yancey e The Host di Stephenie Meyer >>
<<E sono famosi anche questi?>>, le domandò la signora, guardando i libri.
Belle rispose <<Certamente>>
E aggiunse <<Mi scusi signora, ma purtroppo non so molto di questo genere, dato che non ne sono molto appassionata…anzi…>>
La cliente le sorrise. <<Non si preoccupi, signorina>>
<<Comunque posso dirle che questi due libri mi sono molto piaci>>, aggiunse Belle. <<E glielo dice una che non gli piace proprio il genere>>
La signora si mise a ridere. <<Ok, allora penso di aver deciso>>
<<Bene, ne sono contenta>>
Così andarono alla cassa e infine la signora prese La Quinta Onda di Rick Yancey.
<<Grazie per l’aiuto e arrivederci>>, le disse la signora prima di andarsene.
<<Sì figuri è stato un piacere>> la salutò Belle da dietro il bancone.
………………
Più tardi, in libreria arrivò il signor Collins, il capo di Belle.
Era un uomo sulla sessantina con i capelli grigi e mossi, occhi grigi come la tempesta, basso e rotondetto, con gli occhiali sul naso, le lentiggine sulla faccia e con un naso enorme.
<<Signorina Robinson?>>, la chiamò l’uomo, appena entrò nel negozio.
<<Sì, arrivo subito>>, rispose Belle, da dietro uno scaffale.
Dopo qualche secondo, arrivò subito dal signor Collins.
<<Signor Collins, che piacere>>, lo salutò cordialmente Belle.
<<Non faccia la gentile, signorina Robinson>>, la riprese subito l’uomo di mezza età, scorbutico. <<Lo sa che non lo sopporto>>
<<Mi scusi…>>, sussurrò la ragazza.
Il signore camminò fino alla sedia della scrivania e si sedette. <<Allora, come procede il lavoro?>>
<<Abbastanza bene, signore>>, rispose Belle, avvicinandosi a lui.
<<Bene…bene>>, sussurrò l’uomo, guardando la sua libreria. <<Sono felice di questo>>
Belle abitava della città di Livingston, Montana e la libreria del signor Collins era una delle librerie della città, dato che c’erano altre due.
<<Stanno bene la signora Collins e il resto della famiglia?>>, gli chiese Belle, guardandolo.
<<Sì…grazie>>, rispose il Signor Collins, distogliendo lo sguardo, molto serio.
<<Ne sono felice>>, sussurrò Belle, sorridendogli.
In quel momento, entrarono rumorosamente Neal e Cassie.
Neal abbracciò la mamma e disse <<Mamma, andiamo a prendere la pizza? Per favore!>>
Il Signor Collins si irrigidì di colpo nel vedere i due piccolini.
Già, il Signor Collins non sopportava affatto i bambini, anche se aveva avuto due figli e cinque nipotini.
L’uomo si schiarì la voce, mettendosi a posto la cravatta. <<Beh…credo che tornerò a casa…ci vediamo domani, signorina Robinson>>
<<Certo a domani, Signor Collins>>, lo salutò Belle, sorridendogli.
L’uomo aprì la porta e prima di uscire borbottò <<Non sopporto i bambini>>
Subito dopo che se ne andò il Signor Collins, entrò Adelaide.
<<Ehi ciao>>, disse Adelaide, abbracciandola. <<Scusa ma ho promesso hai bambini la pizza per pranzo>>
<<Non ti preoccupare>>, la tranquillizzò Belle. <<Anch’io ho voglia di pizza oggi>>
Adelaide le sorrise. <<Sì, anch’io>>
……………….
Alla sera a casa, Belle era sul divano con la coperta sui piedini, una tazza di tè in mano e un libro nell’altra mano.
In quel momento, entrò nel salotto Adelaide, si sedette vicino e a lei, sospirando. <<Ehi, possiamo parlare?>>, le domandò.
Belle fece uscire da dietro il libro i suoi due occhi grandi e verdi e chiese <<Di cosa?>>
Adelaide abbassò lo sguardo e rispose <<Mi hanno licenziata>>
<<Oh…Adelaide, di nuovo?>>
L’amica sospirò e annuì. <<Ti giuro che questa volta non è stata colpa mia>>
E aggiunse <<Anche…se…ho quasi aggredito il capo…>>
<<Adelaide!>>, la riprese l’amica.
<<Lo so, lo so>>, le disse Adelaide guardandola. <<Ma ti giusto che sto facendo del mio meglio per cercare di non mettermi nei guai, te lo giuro e soprattutto di tenermi un lavoro…ma non me ne piace nessuno>>
<<Beh, allora vai a prenderti il diploma>>
Adelaide sbuffò. <<Uffa, che barba!>>
Restarono un attimo in silenzio.
L’amica sospirò. <<E va bene, hai ragione>>
<<Davvero?>>, le chiese Belle, corrugando le sopracciglia.
<<Sì, perché me lo chiedi così sospettosa?>>
<<Beh, non andresti nemmeno sotto tortura, Adelaide>>, le rispose la ragazza, sorridendole.
<<Sì, questo è vero>>, concordò Adelaide, fiera. <<Comunque domani andrò subito a iscrivermi a qualche corso o scuola serale…>>
<<No Adelaide, prima devi pensare cosa vuoi veramente e poi inizi a fare la scuola>>
<<Odio quando hai ragione>>, borbottò Adelaide, bevendo un sorso di tè.
<<Lo so>>, sussurrò Belle, sorridendole.
……………….
Belle non era mai stata brava e eccitata di fare la spesa.
Era una cosa che odiava molto.
Era andata al supermercato con Neal e Cassie, mentre Adelaide aveva deciso di andare a portare il loro cane, un golden retriver di nome Alan, a fare una passeggiata.
Neal le chiese, prendendo una confezione di cereali <<Mamma possiamo prendere questi?>>
Belle guardò il prezzo e rispose <<Va bene>>
Così quando ebbero finito andarono alla cassa per pagare e lì Belle incontrò l’ultima persona che voleva incontrare in quella città, la Signora Bernard.
Era arrivata dalla Francia molti anni fa, prima di lei e Adelaide si trasferirono a Livingston. Era una signora di circa settant’anni, con i capelli bianchi e mossi, sempre raccolti in una treccia, occhi verdi, bassa, magra e la pelle chiara.
La donna quando la vide, le sorrise subito. <<Signorina Robinson, che piacere vederla>>
<<Salve Signora Bernard, come sta?>>
<<Tutto bene>>, rispose la signora. <<Però l’altro ieri mio figlio si è lasciato con la fidanzata, quando gli aveva già chiesto di sposarlo. È stato ingiusto e lui era distrutto, poverino>>
La signora Bernard, aveva un figlio di circa trentasette anni, che si era già sposato due volte e da questi due matrimoni erano nati tre bambini, due dalla prima moglie e uno dalla seconda.
Poverini bambini, che povero lui!
Belle le fece un sorriso forzato. <<Già, mi dispiace>>
E aggiunse, pagando la cassiera <<E sempre dura quando una persona ti molla…>>
<<E già...>>, sussurrò la donna, sospirando. <<Ah…ma non le ho ancora raccontato della parte migliore…>>
<<Sì Signora, un’altra volta però…adesso bisogna proprio andare…>>, mentì Belle, nervosamente.
<<Ok, ci conto però>>
<<Certamente!>>
Presero le borse della spesa e uscirono dal supermercato di corsa.
Belle fece un sospirò di sollievo.
La Signora Bernard era simpatica e molto gentile…ma quando si metteva a parlare delle sue cose non la smetteva più.
Ed esempio una volta Belle era andata a casa sua a prendere il tè e l’aveva tenuta tutto il pomeriggio, fino alla sera prima dell’ora di cena.
Tornati a casa Belle preparò la cena e Adelaide tornò dalla passeggiata con il cane.
<<Bambini avete fatti i compiti?>>, chiese Belle, mentre metteva sul fuoco una padella.
<<Sì!>>, risposero in coro.
<<Vogliamo vederli!>>, gli disse Adelaide, iniziando ad apparecchiare il tavolo.
I bambini sbuffarono e andarono a prendere i compiti in camera.
Adelaide chiese, guardandola <<Allora, com’è andata la spesa?>>
<<Abbiamo incontrato la Signora Bernard>>
Adelaide sospirò e alzò gli occhi al cielo.
La sua amica non la sopportava proprio.
<<Che cosa ha detto questa volta?>>, le chiese seccata Adelaide.
<<Niente di che>>, rispose Belle, guardandola. <<Sempre le solite cose…>>
<<Sì, scommetto che il figlio si è risposato un’altra volta…>>
<<No anzi, si è lasciato>>, la interruppe Belle.
In quel momento, Neal e Cassie arrivarono con i compiti.
<<Ecco qua, mamma>>, le disse il figlio, consegnandogli i compiti.
Adelaide prese quelli di sua figlia.
Le mamme si sedette al tavolo e controllarono i compiti.
<<Li abbiamo fatti tutti>>, disse Cassie, guardandole. <<Ora possiamo andare a guardare la tv?>>
<<Aspetta…>>, sussurrò Belle, leggendo i diario di Neal. <<Qui c’è scritto che dopo domani dovete portare un dolce fatto in casa a scuola>>
<<Ah sì…è vero>>, sussurrò Neal. <<Ma noi non siamo capaci di fare i dolci…>>
<<Quindi avevamo pensato di comprarli>>, concluse Cassie.
<<E per questo che lì fare insieme, bambini>>, lo interruppe Adelaide, sorridendogli.
Belle aggiunse <<Sapete se li fai con le tue mani sono molto più buoni>>
I bambini si guardarono e dissero in coro, eccitati <<Sì! Evviva!>>
…………….
Così il giorno dopo a tardo pomeriggio, Belle e Adelaide, iniziarono a insegnare ai loro figli come si cucinava un dolce.
Adelaide, non è che era molto brava a cucinare e di certo non gli piaceva proprio.
Invece Belle era molto appassionata di cucina, anche se la stressava molto e quindi non l’avrebbe mai fatto come lavoro.
Così facendo il dolce, si divertirono e si impasticciarono molto le mani, però alla fine infornarono il composto nel forno.
Mentre cuoceva, i bambini facevano merenda davanti alla tv e le due mamme era seduta al tavolo a parlare.
<<Allora, sta andando bene il libro?>>, le chiese curiosa Adelaide.
Belle sospirò. <<Non credo sai…>>, rispose scoraggiata.
Adelaide la guardò e le prese la mano. <<Beh, qualsiasi cosa succederà, devi comunque aver fiducia>>
E aggiunse <<Poi non a tutti può piacere il tuo libro…magari hai solo trovato perché a cui non piace>>
<<Può essere…>>, sussurrò l’amica, guardandola. <<Ma hai ragione, continuò ad aver fiducia>>
<<Così ti voglio>>, le disse Adelaide, sorridendole. <<Ottimista>>
2 Capitolo: Un vecchio strambo
Qualche giorno dopo, Belle accompagnò i bambini a scuola, prima di andare ad aprire la libreria e proprio mentre gli aveva appena lasciati, sentì qualcuno dietro di lei, chiamarla <<Signorina Robinson, aspetti!>>
Belle si voltò e vide che era il Signor Bernard, il figlio della Signora Bernard che aveva incontrato qualche giorno prima al supermercato.
<<Salve, come sta?>>, le chiese Belle, sorridendogli.
<<Bene grazie e lei?>>
<<Anch’io>>
<<Posso offrirle un caffè?>>, le domandò l’uomo, sorridendole.
All'inizio Belle esistò a rispondere, dopotutto non era nemmeno in confidenza con quest'uomo, ma alla fine si decise e rispose <<Ma certo, molto volentieri>>
Anche lui si era trovata.
Appena sarebbe tornata a casa e l’avesse detto a Adelaide, sicuramente la sua amica gli avrebbe detto che voleva trasferirsi altrove, perché non sopportava davvero quella famiglia.
Andarono in un bar e ordinarono alla cameriera.
<<Allora, tutto bene alla libreria?>>, le chiese gentilmente il Signor Bernard.
<<Certo grazie>>, rispose lei, sorridendogli. <<E lei? Tutto bene il lavoro?>>
<<Sì, non male>>, rispose l’uomo, guardandola. <<Anche se è sempre faticoso andare d’accordo con i colleghi…>>
<<Già, sono d’accordo>>, si affretto a dire. <<Anche se io non ne sono molto, dato che il Signor Collins non viene molto spesso>>
<<Lei essere molto determinata e vede tenere davvero tanto a quel lavoro, se sopporta il Signor Collins>>, le disse Il Signor Bernard. <<Detto tra noi, ovviamente>>
Lei annuì, facendo un piccolo sorriso.
Livingston era una cittadina di settemilacertotrentasei abitati e quindi tutti più o meno si conoscevano.
<<E’ una brava persona, tutto sommato>>, ribattè Belle, guardandolo.
<<Certamente>>, sussurrò l’uomo.
In quel momento, arrivò la cameriera con le loro ordinazioni.
Belle bevve un sorso di caffè e il Signor Bernard disse <<Ah…ho sentito dire che ha pubblicato un libro, non è vero?>>
Lei annuì. <<Qualche giorno fa>>
<<Bene, vorrei un autografo allora>>
<<Mi dispiace, ma non ho una copia qui con me>>, gli sussurrò dispiaciuta lei.
<<Oh…non si preoccupi, Signorina Robinson>>, la tranquillizzò subito lui, chinandosi a prendere una cosa dalla sua borsa. <<C’è lo una qui con me>>
La tirò fuori e la consegnò a Belle.
Belle rimase sorpresa.
Non si aspetta che il Signor Bernard comprasse una copia del suo libro.
<<Allora, me la fa questo autografo?>>, le chiese l’uomo, sorridendole e consegnandole una penna.
<<Ma certamente>>, rispose, prendendo la penna.
<<Scriva per Colin Bernard>>, aggiunse.
Belle annuì e scrisse l’autografo.
Quando ebbe finito consegnò di nuovo la penna e il libro a Colin.
<<Molto gentile, Signorina Robinson>>, sussurrò Colin, leggendo la dedica che le aveva fatto. <<Lo sto già leggendo e mi sta piacendo moltissimo>>
<<Bene, ne sono felice>>, disse Belle, arrossendo.
Parlarono ancora del più e del meno, poi Belle disse che doveva andare ad aprire la libreria e che era già in ritardo.
Così si salutarono e andò di corsa alla libreria.
……………….
Quando arrivò per fortuna non c’era ancora nessun cliente, così aprì e sistemò con calma i libri.
Proprio mentre sistemava i libri, qualcuno entrò nella libreria e Belle disse, sentendo il campanello della porta <<Aspetti un secondo, arrivo subito>>
Mise a porta il libro che aveva in mano e andò dalla persona che era appena entrata.
<<Posso aiutarla?>>, le chiese Belle.
L’uomo si girò verso di lei e Belle vide che aveva una lunga barba e bianca, occhi grigi e con uno strano bastone in mano.
<<Lo spero>>, le rispose l’anziano signore, sorridendogli.
Belle lo guardò confusa e un po’ spaventata.
Il signore portava uno strano tunica rossa e lunga fino a terra.
Chi era che si vestiva così a quell’epoca?
Beh, magari era solo un tipo strano, ma era sicuramente nuovo nella città, magari un forestiero.
<<Allora…mi dica…>>, borbottò Belle, continuando a fissarlo stranita.
<<E da sempre che fa questo lavoro, Signorina Robinson?>>, le chiese l’uomo, sorridendole.
Come fa a sapere il suo nome?
Belle deglutì e decise di chiedergli come mai lo conoscesse.
Non le sembrava di averlo mai visto prima di quel momento.
<<Sì, perché me lo chiede?>>, gli chiese sospettosa. <<E come fa a sapere il mio nome?>>
Qualsiasi cosa stesse succedendo, era molto strana e Belle stava iniziando ad avere timore.
<<Non sei ancora pronta per questo>>, le rispose l’uomo, camminando con il bastone per il negozio. <<Dopotutto ci vuole tempo>>
<<Tempo per cosa? E per cosa non sono pronta?>>, gli chiese subito Belle, guardandolo e corrugando le sopracciglia. <<Lei chi è?>>
<<Sono solo una persona normale, Belle>>, le rispose, sorridendole. <<Al quale a una missione davvero molto importante>>
Che cose strambe che dice quest’uomo, pensò subito Belle.
In quel momento, entrò qualcun altro nella libreria.
Belle fece un sospirò di sollievo, felice di avere un’altra persona nella libreria, dato che quel uomo era un po’ pazzo.
<<Ciao Belle, come stai?>>, le chiese la Signorina James.
La Signorina James, era una maestra delle scuola elementari e veniva una volta ogni tanto a comprare dei libri per suo figlio che aveva appena compiuto due anni.
<<Ciao Lisa>>, la salutò nervosamente Belle. <<Sto bene e tu?>>
<<Bene grazie>>, le rispose Lisa, sorridendole. <<Puoi aiutarmi?>>
Belle guardò dentro di lei e vide guardò il signore che stava curiosando in giro, poi tornò a guardare lei. <<Ma certo, dimmi pure>>, le rispose.
<<Volevo prendere un libro con delle canzoni per fare addormentare Jackson>>, le spiegò Lisa. <<Dato che è sempre un’impresa farlo addormentare>>
<<Ma certo, vediamo subito se c’è qualcosa di bello>>, le disse Belle.
Così andarono nel genere dei bambini e Belle vide sugli scaffali se c’era qualcosa per Jackson.
Alla fine lo trovò e Lisa fu d’accordo nel prenderlo.
Così andarono alla cassa e Belle vide che il signore strambo era ancora lì.
Come se niente fosse, Belle andò dietro il bancone e disse il prezzo del libro a Lisa.
Lisa vide il signore e gli sorrise. <<Salve>>
<<Salve>>, le disse tranquillamente l’anziano signore.
Lisa pagò e Belle gli consegnò il libro.
<<Grazie mille, Belle>>
<<Grazie a te, Lisa>>
Detto questo, Lisa salutò sia Belle che l’uomo e se ne andò.
<<Allora, mi vuole spiegare perché è qui, signore?>>, gli chiese Belle, avvicinandosi a lui.
L’anziano le sorrise e rispose <<Sono solo venuto a conoscerti di persona, Belle>>
Belle corrugò le sopracciglia, confusa. <<Sì…certo>>
<<Sono molto felice di averti conosciuta>>, aggiunse lui, sorridendole. <<Ci vedremo presto, Belle>>
Detto questo, uscì dalla libreria.
Che personaggio strano, pensò subito Belle.
………………..
Tornata a casa, Belle ripensò a quel signore.
Cosa vuole da lei? E perché aveva detto cose così strambe? Era un pazzo? O c’era una spiegazione per tutto questo?
Adelaide le chiese per la terza volta <<Belle, mi puoi passare il telecomando?>>
Belle si voltò e la guardò. <<Certo…scusa…ero distratta>>
<<Sì, lo notato>>, concordò l’amica, guardandola. <<Stai bene?>>
Belle si passò una mano sul viso e rispose <<Sì, sto bene>>
Erano davanti alla tv e i bambini era già andati a dormire, dato che era abbastanza tardi.
<<Sei sicura?>>
Belle sospirò. <<Beh…forse non è niente…>>
<<Parlamene, davanti>>, disse Adelaide, guardandola. <<Sono tua amica e ti puoi fidare di me>>
Belle la guardò e annuì. <<Beh, oggi alla libreria è entrato uno strano signore anziano e ha detto delle cose davvero strambe>>
<<Cosa?>>
<<Che era felice di avermi conosciuta e che non erano pronta per qualcosa e ha detto pure che ci vedremo presto>>, rispose Belle, guardandola. <<Mi sono abbastanza spaventata>>
<<Che cose strane che ha detto>>, sussurrò Adelaide. <<Ma ti ha detto chi era?>>
<<No, glielo chiesto, ma non mi ha risposto>>, rispose la ragazza, guardando il bicchiere che aveva in mano. <<Non so cosa fare…e se ti ripresentasse?>>
<<Ma dai, Belle!>>, esclamò l’amica. <<Era solo un pazzo che forse ti ha scambiata per un’altra persona>>
Belle sospirò e guardò per qualche secondo il pavimento. <<Sì, forse hai ragione>>
………………
Il giorno seguente, Belle andò al lavoro molto tesa.
Aveva timore che quel vecchio pazzo tornasse, ma non fu così.
La giornata passò tranquilla e scorrevole.
Alla sera andò anche a cena fuori con Adelaide e i loro figli per il compleanno di Cassie.
<<L’hai rivisto oggi quel tipo?>>, le chiese l’amica preoccupata.
Belle rispose, mangiando un cucchiaio di gelato davanti alla tv <<No, non l’ho visto>>
<<Mi chiedo cosa voleva>>, aggiunse Adelaide.
<<Sì, anch’io>>
<<Sei preoccupata che ritorni, non è vero?>>, le chiese Adelaide, guardandola.
Belle sospirò.
Beh, non poteva non dire che era preoccupata…ma forse aveva ragione Adelaide, forse era solo un vecchio pazzo che l’aveva scambiata per un’altra persona.
<<Un po’>>, rispose Belle, guardandola.
Adelaide le prese la mano. <<Tranquilla, sono sicura che non ritornerà>>
Sì, Belle lo sperava proprio, dato che l’aveva davvero intimorita quell’uomo, solo da come si vestiva.
Ma si sbagliavano…
…………..
Qualche giorno dopo, Belle era al lavoro e stava leggendo un libro, mentre aspettava dei clienti da servire.
Proprio mentre stava leggendo, qualcuno entrò nella libreria.
Lei alzò gli occhi sulla porta con un grande sorriso e disse <<Salve…posso…>>
Sì interruppe, perché si trovò davanti il signore che qualche giorno fa era venuto in quella stessa libreria.
<<Che ci fa qui?>>, gli chiese, senza fiato.
Il signore le sorrise. <<Beh, ti ho detto che sarei tornato, no?>>
E aggiunse, avvicinandosi <<Ti ho detto che non eri ancora pronta, ma purtroppo in questo caso non importa, dato che i personaggi dei libri sono senza autore>>
Belle lo guardò senza parole.
Perché dei libri senza autore? Che voleva dire quest’uomo?
Tirò fuori dalla sua sacca marrone, un libro piuttosto grande. <<Bene Belle, direi che ci siamo>>
Aveva paura di chiedere per cosa c’erano esattamente.
<<Ci…siamo…per cosa esattamente?>>, balbettò lei, guardando il libro.
Si chiamava Il libro magico dell’autore.
<<Perché tu diventi l’autrice dei personaggi, no?>>, le rispose il vecchio come se fosse la cosa più normale del mondo. <<Voglio che tu scrivi le loro storie, così che possano realizzarsi come tutte le altre precedenti>>
Realizzarsi? Ma è impazzito?
Le storie che scrivi non sono reali.
Belle lo guardò e disse <<Lei è pazzo>>
<<No, non sono pazzo>>, ribattè l’uomo, guardandola. <<Sono solo una persona normale che fa il suo lavoro, esattamente come fai tu>>
<<No, non è vero>>, ribattè Belle. <<Io non vado in giro a spaventare la gente…>>
<<Io non voglio spaventare nessuno, mia cara>>, la interruppe, sorridendole. <<Voglio solo che i personaggi delle storie abbiano una persona che si prenda cura di loro, tutto qui>>
<<Se ne vada, prima che chiami la polizia!>>, urlò Belle, guardandolo. <<Scusi se glielo dico, ma lei è fuori di testa!>>
<<Perché?>>, le chiese calmo il vecchietto.
<<Mi sta chiedendo di prendermi cura dei personaggi delle storie, ma non sono reali, di certo non posso prendermi cura di loro!>>
<<Perché dice questo?>>, le domandò l’uomo. <<Ogni cosa al mondo è possibile>>
<<No, perché è fantasia!>>, ribattè Belle.
<<Tu sei una scrittrice no?>>, le chiese.
La ragazza annuì.
<<Bene, allora la scrittrice crea>>, aggiunse lui, sorridendole. <<Crea le storie che scrive>>
<<Ma non possono avverarsi, è fantasia!>>, ribattè lei, guardandolo. <<Nessuna persona sana di mente lo crederebbe!>>
<<Ma uno che ha la fantasia, crede a ogni cosa>>
<<No, non è vero>>, disse lei. <<Uno scrittore ha fantasia, ma non crede che siano vere quelle cose>>
L’anziano signore, sospirò. <<Non mi ricordavo che fosse così difficile convincere gli autori…>>
Belle lo guardò corrugando le sopracciglia, confusa.
<<Beh, allora posso aiutarti a crederci, Belle>>, aggiunse sorridendole. <<A proposito, mi chiamo Eracle>>
Le diede la mano.
Belle sospirò e decise di stringergliela per educazione.
<<Bene Belle>>, continuò Eracle, lasciandole la mano. <<Abbiamo molto lavoro da fare, quindi dobbiamo sbrigarci>>
<<Cosa? Sbrigarci?>>, ripeté sbalordita Belle. <<Io non verrò da nessuno parte con lei, è pazzo!>>
<<Pazzo? No!>>, ribattè lui, sorridendole. <<Sono solo anziano>>
<<Beh, comunque non verrò da nessuna parte con lei!>>, urlò Belle. <<E ora fuori di qui!>>
Detto questo, lo spinse fuori e chiuse la porta.
Si appoggiò alla porta e fece un sospirò di sollievo.
……………
Belle quella sera raccontò ogni dettaglio che ere successo con quello strano signore.
<<Cosa? Autrice di storie?>>, ripeté Adelaide, senza parole.
Belle annuì. <<Davvero strano quello che diceva…e poi non aveva proprio alcun senso>>
<<Lo credo bene>>, concordò l’amica. <<Nessuna persona al mondo crederebbe a una cosa del genere>>
<<Infatti>>, sussurrò Belle, passandosi una mano tra i capelli. <<Che devo fare se ritorna?>>
<<Chiama immediatamente la polizia>>, rispose Adelaide, guardandola.
<<Ma non so…>>
<<Come non sai?>>
Belle sospirò. <<Sembrava…sincero quando lo ha detto>>
<<Sì, perché ci crede davvero, perché è un vecchio pazzo, Belle>>, disse la ragazza. <<Promettimi che se ritornerà chiamerai la polizia>>
<<Te lo prometto>>, le rispose Belle, abbracciandola.
<<Bene>>, sussurrò Adelaide, ricambiando l’abbraccio.
…………….
Il mattino dopo, Adelaide accompagnò i bambini a scuola, mentre Belle restò a casa a mettere a posto le cose della colazione.
Finito di sistemare, decise di mettersi a scrivere, prima di andare al lavoro.
Il suo libro non stava avendo molto successo e Belle si stava scoraggiando un po’, malgrado tutti quanti cercassero di incoraggiarla.
Proprio mentre scriveva, una voce famigliare dietro di lei, le disse <<Belle, sei pronta allora?>>
Conosceva questa voce, anche se l’aveva sentita solo due volte…ma non era possibile, non poteva essere lui…non in casa sua!
La ragazza si voltò e vide che era proprio lui, il vecchietto di ieri.
Belle si alzò di colpo dalla sedia. <<Che ci fa in casa mia?>>
<<Sono venuto a prenderti, no?>>
<<Glielo detto, non vengo da nessuna parte con lei!>>, ribattè Belle. <<Mi dispiace dire il termine, ma lei è un vecchio pazzo!>>
Sospirò esausta e aggiunse <<Mi dispiace, ma non posso aiutarla>>
<<Certo che puoi farlo>>, ribattè l’uomo, guardandola.
Poi senza aggiungere altro, poi con il suo bastone magico, aprì un portale e fece rimanere Belle senza parole.
<<Avanti sbrighiamoci, i personaggi hanno bisogno di te>>, disse il signore, sorridendole.
<<E’…una…follia>>, balbettò Belle, guardandolo il portale. <<Come ha fatto ad aprirlo?>>
<<Con il mio bastone, cara>>, le rispose. <<Ora andiamo, abbiamo molte cose da fare>>
Detto questo, le prese il braccio e la trascinò nel portale.
Belle urlò tutto il tempo, fino a quando non fu dall’altra parte e il portale si chiuse.
<<Ma è impazzito? Dove ci troviamo?>>, gli chiese, sconvolta.
<<A casa tua, Belle>>, rispose l’anziano signore.
Aprì la porta di legno che era davanti a loro e Belle vide una stanza piena di libri e una scrivania con delle penne e dei fogli.
Eracle entrò nella stanza e disse a Belle <<Entra! Su entra!>>
La ragazza entrò intimorita e senza parole.
In quel momento, Belle sentì qualcuno urlare <<Gomitolo! Vieni qui! Non scappare!>>
Belle vide un gattino piccolo grigio perla, saltare di qua e di là, ma non vedeva la persona che aveva appena parlato.
Sentì un bottò e vide che qualcuno aveva fatto cadere tutti i libri che era lì per terra a prendere polvere.
<<Ecco ti ho preso!>>, disse di nuovo quella voce.
<<Ah…James, sei qui>>, disse l’uomo.
Belle corrugò le sopracciglia, cercando di vedere chi stava parlando, ma non vedeva davvero nessuno.
Forse lo vedeva solo lui?
Ma no…è follia pure questa…beh ogni cosa che diceva questo tipo era follia.
Poi Belle vide sbucare da quei libri, uno strano gnomo, con una lunga barba bianca, due guancette paffute e rosate e con un cappello rosso in testa.
<<Bentornato Eracle>>, lo salutò lo gnomo. <<E’ un piacere rivederti>>
Eracle gli sorrise. <<E’ un piacere anche per me, James>>
E aggiunse <<James, lei è Belle, la nuova autrice>>
Lo gnomo posò gli occhi su di lei e Belle si irrigidì.
<<E’ un piacere conoscerti, Belle>>, le disse educatamente, James.
Belle rimase senza parole, ma disse <<Piacere…mio>>
<<Belle, James è il tuo aiutante, ogni cosa che gli chiedi lui te la farà molto volentieri>>, le spiegò Eracle, guardandola.
<<Sì certamente>>, concordò lui, continuando a guardala. <<Tranne però, prendere un topo>>
<<Mi terrorizzano>>, aggiunse, arrossendo.
Eracle sorrise. <<Bene, ora ti spiego ogni cosa, così potrai iniziare da subito>>
<<Cosa? No!>>, ribattè lei, guardandolo. <<Non ho scelto di fare un bel niente!>>
<<Belle, non è questione di scelta…>>
<<Non mi importa quello che vuole dirmi!>>, disse Belle. <<Non voglio avere a che fare con…tutto questo…voglio solo che lei mi lasci in pace e di vivere una vita normale!>>
<<Chi può dire cos’è normale, Belle?>>, ribattè Eracle, sedendosi. <<Perché non ti siedi e senti quello che ho da dirti?>>
Belle lo guardò qualche secondo, poi rispose <<No! Me lo ha già detto! Vuole che mi prenda cura di personaggi e non so cos’altro…>>
E aggiunse, guardando James <<A proposito, James è un personaggio? Cioè è uno gnomo…>>
James le sorrise. <<Vado a preparare il tè>>
<<Grazie James>>
Così lo gnomo lì lasciò soli.
<<Andiamo Belle, lo so che sei una persona curiosa, quindi perché non ti siedi con te prendendo una tazza di tè caldo?>>, le propose.
Belle ci pensò su e alla fine rispose, sospirando <<Va bene>>
Così si sedette di fronte a lui.
<<Belle, sei una scrittrice e ami scrivere le storie e leggere le storie che altri autori hanno scritto per i lettori, quindi voglio che tu diventi l’autrice delle storie>>, le disse Eracle.
<<Che vuol dire esattamente?>>
L’uomo le sorrise, sotto quella barba lunga e bianca. <<Sono felice che tu me l’abbia chiesto>>
Si lisciò la barba e continuò <<Sai, il mio lavoro sembra che non sia molto impegnativo, ma in realtà lo è tanto. Devo trovare e assicurarmi che l’autore delle storie faccia ciò che gli venga chiesto, senza però infrangere le regole che sono state scritte secoli fa. E tu mi chiederai allora, quale sia il lavoro di questo autore? Beh, semplicemente scrivere, come fa un autore. Scrivere e far sì che ogni cosa che venga scritta da lui o da lei, si avveri>>
<<Ma…è…una follia>>, balbettò sbalordita la ragazza. <<E da pazzi>>
<<Lo so>>, sussurrò l’uomo, guardandola. <<Purtroppo il mio compito più difficile all’iniziò e proprio quello di far credere all’autore che è tutto vero>>
<<Quindi lei mi sta dicendo che ogni persona che scrive, ogni cosa che scrive si avvera?>>
<<Cosa? No, no, no, per la mor del cielo, Belle!>>, esclamò il vecchietto, sbalordito dalla domanda. <<Certo che no! In senso, sarebbe un disastro totale>>
<<Ma ah appena detto…>>
<<Sì, ma io intendevo solo questo autore può farlo, gli altri scrivono storie, che però non si avvereranno mai, Belle>>
Belle rimase un attimo in silenzio, senza parole e senza credere a quello che le stava appena succedendo.
Era un follia assoluta. Non era possibile una cosa del genere, quello che scrivi è solo fantasia, non diventa mai realtà.
La ragazza sospirò e disse <<Beh, è difficile crederci>>
<<Lo so>>, sussurrò Eracle.
In quel momento, arrivò James con il vassoio con due tazzine di tè.
Le mise sul tavolino e versò il miele dentro il tè.
<<Grazie mille, James>>, disse Eracle, prendendo la tazzina in mano.
James vedendo che Belle non la stava prendendo, gliela porse e disse <<Prendi pure>>
Belle gli sorrise e la prese. <<Grazie>>
James le sorrise e se ne andò di nuovo, portando via il vassoio.
Eracle posò la tazzina di nuovo sul tavolino. <<Belle, lo so che è una follia, ma è tutto vero e se vuoi te lo posso dimostrare…>>
<<In che modo?>>
<<Facendoti vedere le storie che hanno scritto gli altri autori>>, le rispose tranquillamente Eracle. <<Sono sicuro che poi ci crederai>>
Belle elaborò quello che le disse Eracle.
Beh, di certo non era una cosa che succedeva tutto i giorni.
Belle non sapeva se fosse vero, ma Eracle aveva ragione era una persona curiosa, soprattutto quando si trattava di libri e scrittura. Voleva assolutamente saperne di più.
<<Se…supponessi…che fosse vero…perché proprio io? Cioè perché ha scelto me?>>
Eracle le sorrise. <<Io non ti ho scelta…io non ho scelto proprio nessuno…Belle. E’ una cosa che l’autore ha dalla nascita e aspetta solo di manifestarsi, quando il precedente autore muore o si rimette, oppure infrange le regole>>
<<Beh, io non sono nulla di speciale…perché? Non capisco…>>, aggiunse ancora lei.<<Cioè sono una persona normale che cerca di sopravvivere come tutti al mondo>>
L’uomo le sorrise. <<Belle, ognuno di noi è speciale…ma non tutti lo sanno o ci credono in questo…quindi lo sei anche tu, te lo posso assicura>>
E aggiunse <<Sai, l’autore è qui che scrive, in questa stanza con James che lo aiuta, ma quasi nessun personaggio sa che esiste un autore, oppure se lo sanno, non conoscono l’identità>>
<<Quindi mi sta dicendo che se questi personaggi esistono veramente e che l’autore scegliere il loro destino e ogni cosa che fanno o che dicono?>>
E aggiunse <<E una cosa molto crudele. Io non vorrei mai che qualcuno decidesse il mio destino o cosa devo fare o dire…>>
Lui ribattè, guardandola <<Belle, ma l’autore non sceglie proprio niente, racconta solo la storia dei personaggi, per far sì che i lettori la leggano e che le persone se la ricordano>> Si chinò davanti a lei e le sussurrò ancora <<Perché è questo quello che fa uno scrittore, racconta una nuova storia che farà emozionare le persone che la leggeranno e che l’ameranno come lui la amata>>
Belle restò senza fiato per le belle parole che gli aveva detto Eracle.
Belle abbassò lo sguardò e vide che sul tavolino, sotto un foglio di carta, c’era un libro ha lei molto famigliare.
Così tolse il foglio e vide che era proprio quello che pensava.
Harry Potter.
<<Pensavo che quando l’avresti visto ti avrebbe fatta sentire a tuo agio e al sicuro>>, le spiegò Eracle. <<Non era il tuo libro preferito da bambina?>>
Lei annuì, guardando il libro. <<Che significa però?>>
<<Che vuoi dire?>>
<<Ogni…evento…del libro è accaduto veramente?>>, gli chiese, intimorita nel sapere la risposta. <<Cioè…è tutto vero? È per questo che e qui?>>
L’anziano signore annuì, sorridendole. <<Un autore molto speciale, ha scritto quella magnifica storia e facendola conoscere a ogni persona al mondo>>
Belle restò un attimo in silenzio. <<Quindi significa che la magia esiste veramente?>> Si alzò e si passò una mano tra i capelli. <<Anche non è possibile dato che la magia nel mondo reale non esiste>>
<<Perché dici questo?>>, ribattè Eracle, corrugando le sopracciglia. <<La magia può essere molte cose…e forse non è quella che pensate voi del mondo reale. La magia può essere speranza…amore…fede…fiducia e ciò in cui credi…e può essere anche le passioni che hai>>
Belle rimase a fissarlo sbalordita.
Eracle le sorrise.
Belle continuò a guardare il libro di Harry Potter.
Eracle sospirò e chiese <<Posso farti una domanda?>>
<<Sì, ditemi>>, rispose lei, alzando lo sguardo per guardarlo.
<<Tu sei stata adottata? Qualcuno ti ha mai voluta?>>
Belle rimase senza parole. <<Come fai a saperlo?>>
<<Beh, te l’ho detto>>, rispose lui. <<E il mio lavoro trovarti e dirti ogni cosa, e questo consiste anche nel sapere ogni cosa di te>>
Belle abbassò lo sguardo e rispose <<No, mai nessuno mi ha adottata>>
<<Capisco…>>, sussurrò Eracle. <<Mi dispiace moltissimo>>
Belle si asciugò una lacrima. <<Non importa>>
Il signor Eracle aggiunse <<E Adelaide è una tua cara amica?>>
Lei annuì. <<Anche lei non è mai stata adottata, così siamo scappate insieme dall’orfanotrofio e siamo rimasta sempre insieme>>
<<Certo…>>, disse Eracle, sorridendole. <<Ogni persona al mondo, dovrebbe essere amata>>
Belle annuì. <<Beh, di certo se ti abbandonano non dire che ti amavano…>>
<<Perché dici questo, se non sai veramente come sono andate le cose?>>
<<Beh, lei invece lo sai?>>
<<Certo che no>>, rispose l’uomo, guardandola. <<Ma se non sai come sono andate le cose, perché dovresti pensare quello?>>
E aggiunse <<Io cercherei di scoprire come sono andate davvero le cose…>>
<<Per avere un po’ di speranza, eh?>>, gli domandò Belle, seria. <<Preferisco rimane così che soffrire ancora…>>
E aggiunse <<Tutti ti dicono di avere speranza…ma non credo che ci sia…perché ogni volta che ho speranza…almeno un po’, cado poi di nuovo e penso che possa più rialzarmi…>>
<<Ma devi rischiare, perché la speranza e la fiducia è l’unica cosa che abbiamo>>, ribattè lui. <<Meglio cercare una cosa che non sai, al posto di restare ferma a soffrire, no?>> Fece una pausa. <<Poi è possibile anche che non voleva abbandonarti…>>
<<E allora perché l’hanno fatto?>>
<<Questo dovresti scoprirlo, Belle>>, rispose Eracle, sorridendole.
Belle lo guardò con le lacrime agli occhi, poi sospirò e domandò <<Che succede adesso?>>
<<Beh, questo aspetta a te deciderlo>>, le rispose. <<Se non vuoi averne a che fare, sei libera di andare…>>
<<E come farete con l’autore?>>
Lui le sorrise. <<Non lo so…ma potresti venire con me che ti faccio vedere le storie che hanno scritto e si sono realizzate>>
Belle sospirò di nuovo. <<Ma se accetto, potrò comunque tornare da Neal, Adelaide e Cassie?>>
<<Ma certo>>, le rispose, guardandola. <<Belle, questo non è un addio alla tua vita, ma l’inizio di nuova vita, ma non lasciando quello che hai, te lo assicuro>>
Belle annuì. <<Allora…va bene, andiamo>>
Eracle le sorrise e si alzò lentamente. <<Molto bene allora…si parte>
………………
Dopo che Eracle aveva di nuovo aperto il portale e entrarono, Belle e lo stregone, si trovarono in un bosco con gli uccellini che canticchiavano.
<<Allora, sei pronta?>>
No non lo era affatto.
Sospirò. <<Sì, abbastanza>>
<<Tranquilla, non hai niente da temere>>, la rassicurò subito Eracle. <<Ti faccio vedere la prima storia>>
Si incamminarono nel bosco e quando furono alla fine, Belle vide davanti ai suoi occhi un villaggio fatto tutto di dolci.
<<Wow! Mai visto nulla di simile!>>, sussurrò Belle, guardandola sbalordita.
Eracle le sorrise. <<Un intero villaggio fatto di dolci…ma sta tranquilla non è la storia di Hansel e Gretel, non c’è nessuno strega che ti vuole mettere nel forno e mangiarti>>
<<Lo spero tanto>>, gli disse Belle, sorridendogli. <<E spero anche che non ci sia un altro cattivo allora>>
<<Ogni storia c’è un buono e un cattivo, Belle>>
Senza aggiunge altro, Eracle si mise in cammino verso quel villaggio e Belle lo seguì.
Arrivati, Belle vide che le persone erano fatte anche loro di dolci e tutte erano felice e chiacchierone.
<<Sono tutti felici>>, sussurrò Belle, continuando a osservare le persone.
<<Sì è vero>>, concordò lui. <<Infatti questo villaggio si chiama villaggio della felicità>>
<<Wow, è magnifico!>>
<<Magnifico, eh?>>, disse Eracle, guardandola. <<Io direi più inquietante>>
<<Inquietante? Perché?>>
<<Beh, hai mai visto le persone che ogni momento della loro vita sono felici?>>
Belle scosse la testa.
<<Infatti>>, sussurrò Eracle.
<<Ma è magnifico lo stesso>>, ribattè lei. <<Penso che ogni persona vorrebbe essere sempre felice, no?>>
<<Beh, ma ci sono altre emozioni e servo anche loro>>, ribattè l’uomo. <<Perché è nei momenti difficile che cresci e impari>>
<<Ma…tu sai come va a finire…questa storia, no?>>, gli domandò preoccupata Belle.
<<Cosa? No!>>, rispose lui, sorridendole. <<Non conoscono ogni storia che ogni autore ha fatto, quindi no, non la conosco>>
Belle sospirò e si guardò in giro.
In effetti era un po’ inquietante che fossero tutti sempre felici…
In quel momento, un uomo (sempre fatto di dolci), suonò la tromba e tutti si mise intorno a lui, smettendo di parlare.
<<Che succede?>>, chiese Belle, curiosa.
<<Beh, direi che qualcuno vuole fare un annuncio da parte di qualcuno….>>, rispose Eracle, guardando l’uomo che aveva appena suonato. <<E scommetto che è la regina di questo posto>>
Il trombettista si schiarì la voce e disse <<Popolo di Felisia, il re Carlo e la regina Penelope comunica il fidanzamento dell’erede al trono, Filippo, che sposerà tra una settimana la principessa Dalia di Namona>>
Tutti si misero a parlare tra di loro, felici della notizia.
L’uomo continuò <<Siete tutti invitati ai festeggiamenti per le nozze>>
Eracle disse <<Meglio andare>>
<<Cosa? Di già?>>, domandò Belle, guardandolo dispiaciuta.
<<Sì, ci sono altre cose da vedere>>
<<Peccato>>, sussurrò Belle. <<Volevo vedere il principe Filippo e la sua fidanzata>>
<<Tranquilla, potrai finirla questa storia>>, le disse Eracle, incamminandosi di nuovo verso il bosco. <<Ti darò il libro, così potrai leggerlo>>
<<Va bene>>
Proprio mentre stava attraversando il bosco, sentirono un urlo non tanto lontano da loro.
Belle e Eracle videro che c’era dei umani vicino a un accampamento di soldati.
Eracle prese per mano Belle e si nascosero dietro un albero.
<<Che facciamo adesso? Chi sono quelli lì?>>, gli chiese impaurita Belle.
<<Tranquilla, resta qui e non ti muovere per nessun motivo>>
Detto questo, fece girare il suo bastone magico nella mano e diventò la spada di un guerriero.
Belle restò sbalordita, ma non disse niente.
Eracle le sorrise. <<Tranquilla, torno subito>>
Poi uscì allo scoperto e affronto gli uomini con la spada.
A un tratto Belle non sentì più le spade battersi fra loro.
Eracle stava bene? Oppure l’aveva ucciso?
Che ne sarebbe stato di lei adesso?
Alla fine decise di andare anche lei da quei uomini, forse lo aveva risparmiato.
Andò e vide che erano tutti morti, ma nessuna traccia di Eracle.
Vide che quei uomini non erano fatti di dolci, come gli abitanti del villaggio.
Forse era di un’altra storia?
Belle raccolse una spada di un soldato e la osservò, vedendo che sopra c’era scritta una frase ma in una lingua che non conosceva.
In quel momento, qualcuno le mise una mano sulla spalla, Belle urlò e si voltò con la spada davanti a lei, pronta ad attaccare.
Eracle alzò le mani. <<Ehi, sono io, tranquilla>>
Belle fece un sospirò di sollievo, abbassando la spada. <<Eracle, mi hai spaventato a morte!>>
<<Scusa>>, sussurrò lui, guardandola.
Belle posò di nuovo gli occhi sugli uomini. <<Sei stato tu ha ucciderli?>>
<<La maggior parte no>>, rispose. <<Sono stati quelli che ho ucciso io, ma altri sono scappati>>
<<Chi sono?>>
<<Non ne ho idea>>, rispose Eracle, guardandoli.
Belle chiese <<Sono di un’altra storia?>>
<<Possibile>>
Eracle aggiunse <<Moviamoci>>
<<Dove andiamo adesso?>>
L’uomo sospirò e rispose, guardandola <<Ti va di vedere un’altra storia?>>
Belle sorrise e annuì, eccitata.
Così Eracle aprì un portale e lo oltrepassarono, verso una nuova storia e avventura da vivere.